Il programma presentato da questo portale deriva da una fruttuosa riflessione realizzata negli anni ‘90 del secolo scorso da diverse équipe e generazioni di studiosi. Segnata da convegni internazionali che hanno risvegliato gli studi detti “angioini” rimasti in sospeso dal Dopoguerra, in seguito allo scoramento dei ricercatori seguito alla distruzione, nel 1943, dei registri dell’Archivio di Stato di Napoli .
Vista della baia di Napoli dal Vesuvio, foto Marion Picker
In primo luogo, grazie al sostegno dell'École Française de Rome e dell'Istituto Storico Italiano per il Medioevo, fu condotta una prima fase di ricerca intorno al personale delle istituzioni centrali angioine in un quadro internazionale il cui primo tomo inaugurale, dedicato allo Stato angioino (1996), costituisce un momento chiave. Tra il 1998 e il 2010, altri incontri hanno permesso di riflettere e di ampliare la conoscenza sulla monarchia angioina, sulla nobiltà, sui modi di governare, sulla diplomazia, sulla cultura clericale, sugli scambi personali e sulle reti che si sono potute crearsi nell’ambito dell’area d'influenza politica. Tali lavori hanno così permesso di evidenziare con precisione il profilo, l'origine e la formazione del personale politico incaricato di rappresentare l'autorità principesca nei territori sottoposti alla dominazione angioina. Ma spesso sono rimasti frazionati, specifici ad aree circoscritte, per mancanza di uno strumento e di un'iniziativa collettiva.
Così, per i domini mediterranei, la Provenza è stata l’oggetto di uno studio accurato per il XIV secolo: J.-L. Bonnaud ha potuto ricostituire la circolazione degli ufficiali locali durante i regni di Roberto e Giovanna (tra il 1309 e il 1382), e analizzarne le carriere e le strutture. Ha fornito una prima banca dati completa, ma in forma statica (pdf in cd-rom). Le sue ricerche proseguono attualmente fino al 1434. Michel Hébert (Université du Québec in Montréal) e Noël Coulet (Université d'Aix-Marseille) hanno considerato la comparsa delle istituzioni centrali (Camere dei conti) rinnovando un'antica e fruttuosa tradizione della storiografia (R. Busquet). Thierry Pécout (Université de Saint-Etienne) ha proseguito in questo senso considerando il personale e i metodi di governo dell'istituzione centrale (Maestri Razionali, Archiviali), mentre Jean-Paul Boyer (Université d'Aix-Marseille) ha esteso le sue analisi fino al Regno (Bartolomeo di Capua) in una prospettiva di storia culturale. Tuttavia gli ufficiali centrali rimangono poco conosciuti, nonostante l'antico repertorio di Fernand Cortez (1921), che del resto sarà da revisionare. Conviene inoltre proseguire le ricerche della M.-R. Reynaud sul personale centrale e locale della seconda casa d'Angiò. Infine, una riflessione sugli uffici stessi, sulle loro elaborazioni e le loro strutture, in particolare il siniscalcato, meriterà una particolare attenzione, rispetto alle recenti ricerche condotte soprattutto sugli uffici nel seno della monarchia papale (A. Jamme).
Altre ricerche si sono maggiormente interessate all'Italia, ma in modo meno sistematico (lavori di M.-T. Caciorgna, P. Grillo, S. Morelli, S. Pollastri, e R. Rao). Per la regione romana, sulla quale è esercita una influenza angioina indiretta, non esiste alcuna lista di ufficiali. Invece diversi studi svolti dal gruppo di ricerca coordinato da M. Caciorgna hanno evidenziato la presenza di ufficiali angioini a diversi livelli dell'amministrazione comunale. Tuttavia le modalità della loro integrazione nei governi delle città, i loro legami con l'élite locale, non sono stati ancora oggetto di studi dettagliati che permettano di capire i processi in atto a cavallo dei secoli XIII-XIV, momento di genesi istituzionale per la monarchia angioina. Numerosi territori sotto la dominazione angioina rimangono a margine. Bisognerebbe così avviare studi sugli ufficiali e loro mobilità per la Toscana, l'Angiò e i Balcani. Per il Mediterraneo, un recente studio di G.-L. Borghese ha sottolineato l'attività di un personale regnicolo numeroso.
Il cielo sul castello di Angers, foto Thierry Pécout
Più specificamente per le aree dell'Italia centro-settentrionale e della Provenza, l'attenzione portata agli ufficiali angioini risale almeno a un secolo, con le liste date da F. Cortez e L. Bertano che oggi appaiono lacunose e imprecise. L'interesse è rimasto vivo, come si nota a proposito dei grandi collaboratori del Principe (si veda il Dizionario Biografico degli Italiani), ma bisogna aspettare questi ultimi decenni con il risveglio degli studi angioini affinché gli ufficiali siano di nuovo riconsiderati, almeno parzialmente. Le carenze della ricerca sono tuttavia numerose: l'approccio biografico ha prevalso su una prosopografia capace di misurare in modo preciso le modalità e le caratteristiche della circolazione degli ufficiali. A eccezione di studi recenti, l'interesse si è soprattutto focalizzato sugli ufficiali centrali, a scapito degli ufficiali locali (vicarii, baiuli, clavaires). Mancano tuttora studi sistematici in grado di considerare le specificità regionali e d'integrare, in una riflessione ampiamente comparata, i circuiti della pubblica amministrazione nell'insieme dello spazio angioino.
Per il Regno di Sicilia-Napoli, sia per il repertorio e la conoscenza delle fonti, o per le sfide istituzionali, amministrative e prosopografiche, la ricerca ha compiuto importanti passi avanti nella conoscenza di un periodo essenziale del Mezzogiorno medioevale negli ultimi venti anni. Alla luce della documentazione, la scoperta di fondi di ricercatori (archivio Cadier e fondo Sthamer) ha dato un nuovo impulso parallelamente all'acquisizione d'archivi privati da parte dell'Archivio di Stato di Napoli, alla pubblicazione dei 50 volumi dei Registri ricostruiti della Cancelleria Angioina, allo studio delle carte monastiche pubblicate da Carlone, all'edizione delle Carte di Léon Cadier curata da S. Morelli. Gli studi si sono orientati in varie direzioni tra le quali si nota il tema della continuità (amministrativa, istituzionale, culturale) tra periodi svevo e angioina (Centro di Studi Normano-Svevi), quello del radicamento dei poteri e della società politica nel territorio (S. Pollastri, G. Vitolo), quello della geografia amministrativa del Regno (S. Morelli, P. Peduto, A. Somaini). I risultati sono determinanti per il primo periodo del Regno angioino, dimostrano la dinamica delle sue strutture sociali, economiche e amministrative, superando i pregiudizi storiografici che relegarono il Mezzogiorno nell'immobilismo del mondo feudale. I campi della ricerca che si sono aperti sono numerosi e rimangono fruttuosi. Rimane poco conosciuto il secondo periodo della monarchia Angioina che patisce ancora di una notevole riduzione delle fonti.
È soprattutto in questa direzione che il presente programma potrebbe ottenere risultati innovatori, da un doppio punto di vista. Innanzitutto, il metodo prosopografico e la progettazione della prima banca dati sugli officiali angioini permetteranno di superare i limiti documentari della storia del Regno di Napoli. In secondo luogo, l'individuazione di elementi biografici e di percorsi amministrativi di individui provenienti da aree geografiche, culturali e sociali diverse, contribuirà a rivalutare l'apporto del Mezzogiorno alle reti relazionali instaurate tra paesi soggetti alla dominazione angioina, e alla formazione di una comune cultura europea di governo.
Quanto all'Angiò e le sue regioni confinanti, la storiografia rimane chiaramente indietro e tributaria di ricerche passate. Nell’Ottocento legali, eruditi locali, archivisti (Ch. Beautemps-Baupré † 1899, L. Gontard de Launay, d'Espinay, Lecoy de la Marche † 1897, Port...) hanno condotto ricerche (dizionari, articoli, sintesi, raccolte di atti...) che permettono d'intravedere, oltre al funzionamento di diverse istituzioni amministrative, giudiziarie, finanziarie o militari in Angiò e nel Maine, il ruolo e il posto che hanno potuto avere gli ufficiali dell'entourage dei principi angioini. Queste pubblicazioni, per quanto siano utili per il ricercatore di oggi – hanno il merito di dimostrare che ci sono archivi e fonti bibliografiche disponibili sulle quali lavorare, e fruttuosi accostamenti da avviare tra tali produzioni – comportano purtroppo una certa quantità di errori, di lacune e di limiti. Attualmente non abbiamo nessuna lista esaustiva degli ufficiali incaricati in Angiò e nel Maine, ed esistono confusioni tra individui dovute all'omonimia particolarmente presente nel Medioevo. Esistono notizie biografiche, ma sono spesso parziali (per esempio, gli individui non sono sistematicamente seguiti da quando lasciano l'Angiò e il Maine) e non permettono così come sono di ricostituire “percorsi tipo” con passaggi obbligatori da certi incarichi, missioni, luoghi. Pertanto la storiografia recente attesta dell'interesse che questo soggetto continua a suscitare presso la comunità storica (M. Le Mené, J.-M. Matz, F. Comte, I. Mathieu...) ma, ad oggi, si può solo rammaricarsi dell'assenza di una corretta sintesi generale. Ognuno incontra i suddetti ufficiali nei propri studi, rileva errori e approssimazioni del passato, compila accuratamente informazioni che li riguardano, ma i dati rimangono sparsi in varie pubblicazioni.
La cappella del castello di Tarascon, foto di Thierry Pécout
Infine, le regioni d'Europa centrale e balcanica sono interessate dalla dominazione angioina in modo discontinuo, tra la fine del XIII e gli ultimi decenni del XIV secolo. Gli ufficiali angioini d'Ungheria sono relativamente ben conosciuti. Dopo qualche studio parziale condotto nel XIX e XX secolo, Pál Engel ha avuto il merito di fornirne una basa dati quasi completa. In diverse pubblicazioni ha analizzato la struttura della Corte Reale, le carriere dei membri dell’élite laica ungherese. Ha scoperto un'istituzione di governo sconosciuta dai rei della dinastia angioina, che presenta analogie vicine al feudalesimo. Secondo la sua argomentazione, il re affidava ai suoi baroni non solo la dignità, ma anche una grande proprietà (una o più fortezze, con dominio rispettivo). Infine, Engel ha pubblicato la sua grande opera, “l'archontologia” laica di Ungheria, 1301-1457. Dalla sua morte (2001), le possibilità di ricerca sulla storia del regno angioino sono migliorate sensibilmente: l'archivistica è totalmente accessibile online. In più, la pubblicazione dei Documenta res Hungaricas tempore regnum Andegavensium illustrantia è in corso (dal 1990, 25 volumi pubblicati). Questi cambiamenti positivi consentiranno al nostro progetto di assicurare correzioni e aggiunte alla banca dati di Engel, nonché la sua risistemazione e la sua integrazione in un insieme più ampio. Per ciò che riguarda il Principato di Morea, se l'ipotesi di Isabelle Ortega (Università di Nîmes) è riuscita a chiarire parzialmente la presenza d'ufficiali angioini tra la nobiltà moreota, il suo studio non aveva come oggetto questo gruppo sociale. Conviene quindi approfondire tale aspetto e ricollocare questo principato nel cuore del vasto insieme territoriale angioino. La tesi in corso di Audrey Rapatout sull'Albania (La présence angevine dans l'Albanie médiévale, XIII-XIV siècle, sotto la direzione di M. Balard, Université Paris I) o ancora quella di Brendan Osswald sull'Epiro (L'Épire du XIII au XV siècle: autonomie et hétérogénéité d'une région balkanique, Université de Toulouse II), dimostrano il recente sviluppo delle ricerche per il sud-est dell'Europa angioina. Oltre alla presenza di E. Csukovits per l'Ungheria, l'integrazione di Ortega e Rapatout nel'ambito del progetto conferiscono a quest'ultimo un perimetro particolarmente innovatore in quanto queste regioni sono state trascurate per molto tempo dalla storiografia.
Si troverà nel seguente testo uno stato della questione sulla prima generazione di ricerche universitarie angioine, tra gli anni 1880 e 1930: G. M. Monti, “Les Angevins de Naples dans les études du dernier demi-siècle”, in Revue des questions historiques, 1934, 1, pp. 419-456.